Il neuroscienziato Maffei: la televisione uccide la creatività, soprattutto nei bambini
a cura della redazione
“Magnifico”, ben diversamente da come vorrebbe l’accezione intesa attraverso il frasario del gergo giovanile contemporaneo (si veda, per esempio, l’espressone “fare il magnifico”), non significa affatto mostrare di poter spendere il proprio denaro di fronte agli altri, concedendosi lussi al di sopra delle proprie possibilità, per “far colpo” sulla gente.
Anzi, la derivazione etimologica del termine (magnus ficere) significa sì, essere grandioso, splendido, ma nelle cose pubbliche, mostrando la propria elevatezza nel pensare e nell’agire.lendido, e cioè spendendo in modo oculato e lodevole.
Come ha recentemente osservato Lamberto Maffei, in occasione dell’interessante convegno promosso dall’Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, dal titolo “Arte Scienza e pensiero creativo”, “nel XV secolo il termine “magnifico” era di grandissimo rilievo, conservando tutta la pregnanza della sua derivazione classica. È per questo – ha infatti sottolineato il presidente dell’Accademia dei Lincei – che Lorenzo de’ Medici venne coronato dall’epiteto “il Magnifico”: quale modo migliore per dimostrarsi tale, poteva esserci, infatti, se non quello di sostenere l’arte e la cultura con quel mecenatismo liberale che ha contraddistinto la famiglia de’ Medici?
Il Botticelli, il cui talento, il Magnifico, è riuscito a individuare e valorizzare, quando l’artista era ancora giovanissimo, prevalendo in Italia la committenza religiosa, non avrebbe mai avuto l’occasione di creare opere come “La Primavera”, se non fosse stato per il mecenatismo di Lorenzo”.
Ma, se, nella Firenze rinascimentale, le arti, adeguatamente sostenute dal potere politico-economico, poterono fiorire a braccetto con la scienza, tanto che dalle botteghe e dai cenacoli del granducato toscano scaturì il Rinascimento, nella congiuntura italiana del XXI secolo non sembrano esservi da nessuna parte i presupposti per incoraggiare la grande arte e la ricerca scientifica. Anzi, tutto sembra essere fatto apposta per scoraggiare i grandi talenti, giovani o meno che siano.
Morale: la tesi secondo la quale “chi ha veramente talento prima o poi ha successo ed emerge” risulta essere oggi più che mai più una delle più ipocrite cosiddette “leggende metropolitane”, che circolano stancamente nell’ottusa società contemporanea, ottenebrata dal bombardamento di immagini mediatico-televisive scadenti, e abitata ormai da ben poche personalità che siano dotate di potere, oltre che della cultura e della sensibilità sufficienti a riconoscere il “vero talento” e la “grande arte”. Insomma, la creatività se non trova intorno a sé terreno fertile, molto difficilmente può avere speranza di affermarsi.
E, da scienziato neurofisiologo, particolarmente attento alle scienze della visione, Lamberto Maffei ha concluso sostenendo che “l’affollamento sensoriale determinato dalla propagazione senza sosta di immagini da parte del piccolo schermo, deprime le facoltà percettive, e impedisce l’instaurarsi di quel particolare stato di attività cerebrale proficuo all’attività creativa del cervello.
Un particolare stato di quiete, di cui hanno lasciato testimonianza molti grandi artisti e scienziati, che oggi sappiamo essere indotto da sinapsi stocastiche, insospettabilmente attive tra diverse aree del tessuto nervoso cerebrale, e indispensabili all’insorgere del pensiero creativo.
Se in età pediatrica viene inibito il libero instaurarsi di tali canali sinaptici, il danno alla fisiologia della creatività può essere compromesso per per tutta la vita”.
Per visualizzare le relazioni del convegno “Arte Scienza e pensiero creativo”, promosso dall’Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, vedere il link:
http://www.youtube.com/watch?
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