Facce

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Razza: termine, che nasconde una delle asserzioni alla base di ipotesi scientifiche, credenze, superstizioni, pregiudizi, tabù, emergenti da un medesimo percorso “logico”.

Sezione II “Una faccia, una razza Non proprio”, collezione dei calchi facciali “Lidio Cipriani” allo specchio

Sezione II “Una faccia, una razza Non proprio”, collezione dei calchi facciali “Lidio Cipriani” allo specchio

Al punto che, talora, gli scienziati si sono fatti inconsapevolmente influenzare da pregiudizi, mentre, altre volte, ne hanno involontariamente causato l’origine.

Si affronti allora un altro percorso, volto a migliorare l’approccio metodologico alla problematica in esame.

Problematica, la quale, in ogni caso, si può star certi, non troverà altro limite o definizione, se non nella misteriosa universalità degli aforismi di René Magritte.

Eccone uno: “Io mi sforzo di non dipingere, se non immagini, che evochino il mistero del mondo. Perché ciò sia possibile, devo essere ben vigile, ossia devo cessare di identificarmi interamente con idee, sentimenti, sensazioni”.

Magritte è dunque a caccia del mistero, e, anche quando la scienza sembra averlo debellato da qualche orizzonte, egli evita di identificarsi in toto con qualche perentorio risultato tangibile alla logica, o ai sensi, preferendo rimanere indipendente.

“Una faccia, una razza Non proprio”, collezione dei calchi facciali “Lidio Cipriani”

“Una faccia, una razza Non proprio”, collezione dei calchi facciali “Lidio Cipriani”

La chiesa cristiana sosteneva non più di cinquecento anni fa, che esistesse la partenogenesi, e ha continuato a insistere, anche dopo che Francesco Redi dimostrò ampiamente che da camicie sporche e spighe di grano non potevano nascere topi, come non potevano nascere mosche da formaggi su cui altre mosche non avessero deposto uova (ma in Sardegna molti sono ancora convinti del contrario), per non parlare degli alberi che avrebbero partorito agnelli dai loro rami… tutte leggende (metropolitane si direbbe oggi) del tempo.

Eppure oggi salta fuori che “Alcune femmine di pesce sega della specie Pristis pectinata si sono riprodotte per partenogenesi in natura. La singolare scoperta è di alcuni ricercatori della Stony Brook University, del Field Museum of History a Chicago, e della Natural Florida Fish and Wildlife Conservation Commission, che firmano un articolo su Current Biology” riporta “Le Scienze” di giugno 2015.

Fenomeno rarissimo, ovviamente, ma che conferma quanto ogni sensata quanto indispensabile scoperta scientifica sia con ogni probabilità solo provvisoria, ma, soprattutto, non assoluta, per quanto al momento corretta e convincente.

Forse solo l’imprendibile “buonsenso” di Magritte può costituire lo strumento che consente di salvarsi dalle fatidiche “credenze”, che tanto poco piacevano anche a Spinoza.

Sezione I “Guardiamo in faccia la diversità umana”, ricostruzione facciale di Paranthropus boisei mediante realtà aumentata (realizzato da Arc-team per FACCE

Sezione I “Guardiamo in faccia la diversità umana”, ricostruzione facciale di Paranthropus boisei mediante realtà aumentata (realizzato da Arc-team per FACCE

Gli scienziati hanno in passato adottato il termine “razza”, e quando la scienza convalida un termine, questo assume una oggettività tale, tanto da condizionare l’esplorazione della realtà da quel momento in poi. Forse sarebbe stato meglio continuare col termine “gruppi”, proposto da Linneo, osservando proprietà da attribuire a ogni gruppo (non certo in modo categorico, come pretese Linneo, ma solo provvisoriamente e fino a prova contraria).

Nicholas Wade ha appena pubblicato un libro dal titolo: “Una scomoda eredità – La storia umana tra razze e genetica”, dove si nota che certi caratteri genetici potrebbero essere stati amplificati da fattori socio-culturali, e consentendo di rilevare chiaramente una differenza tra gruppi umani diversi.

In ogni caso, oggi basta andare a Padova, per rendersi conto quanto la fisiognomica (uno dei fenotipi che in genere si assumono a prova dell’esistenza di diverse razze umane)  sia un argomento stimolante per andare a inquisire gli umani misteri in fatto di antropologia… non più “una faccia, una razza”, ma “una razza (se proprio si è affezionati al termine) tante facce”. Anzi, basta anche una sola persona per fare tante facce, anche se, forse, una di queste tante “facce” (si intenda qui il termine nel senso di espressione), si può consolidare e perdurare, prevalendo sul volto di una persona, quasi come una maschera…

“Facce”, quindi, di cui la natura ha fornito gli umani, quale strumento di comunicazione formidabile, atavico, misterioso, pirandellianamente ingannevole, o rivelatore. Così, come proprio le maschere dimostrano, potendo ostentare una effettiva caratteristica del personaggio che le indossa, o dissimularne la vera natura.

Se ci si vuole divertire a sondare questo mistero, si può andare, si diceva, presso lo splendilo orto botanico di Padova, dove è in corso appunto la mostra “Facce”.  Straordinaria.

Ricostruzioni di crani (alcuni di ominidi di unmilioneottocentomila anni fa) stampati in 3D, sui quali un software ha potuto inserire copie dei loro muscoli originari, e ricoprirli, infine, col derma. È così: oggi si può guardare “negli occhi” l’Homo Georgicus, in tutto il fascino materico del suo volto.

Il sistema consente ai visitatori di escludere la ricostruzione dell'epidermide per evidenziare in dettaglio quella della muscolatura (cliccare sull'immagine)

Il sistema consente ai visitatori di escludere la ricostruzione dell’epidermide per evidenziare in dettaglio quella della muscolatura (cliccare sull’immagine)

Sui reperti vi sono infatti le tracce delle inserzioni dei tendini dei muscoli della faccia sul cranio, che un software specifico è in grado di riconoscere, potendo ricostruire le masse muscolari, la cui struttura si riesce a estrapolare dalla morfologia di quelle medesime tracce. “Infatti tanto più un muscolo è stato possente, tanto più i tendini alle sue estremità avranno esercitato una forte trazione, registrata sulle inserzioni ossee, e si potrà quindi decidere quanto grande sia stato il suo ventre. Supportati da altre informazioni si potrà quindi ricoprire con il derma l’apparato muscolare della regione facciale con altro software” spiega Nicola Carrara, conservatore del Museo di Antropologia dell’Università di Padova.

Questa tecnologia è già utilizzata in diversi paesi dalla polizia scientifica, per riconoscere le vittime di cui si siano rinvenuti i resti dopo molti anni, e garantisce un’accuratezza stimata intorno all’80%.

Ma avvalendosi della realtà aumentata, si può ormai compiere un viaggio nel tempo di ben sette milioni di anni: in mostra si può ammirare la stampa in 3D dell’Australopithecus afarensis (il più famoso è Lucy, di cui la copia ha qualche pezzo); nonché il più antico esemplare (unico calco di Homo Georgicus in commercio) di Homo trovato fuori dall’Africa, che ha consentito di ridatare, andando indietro di ben un milione di anni (ovvero facendo risalire a 1.800.00 anni fa) la comparsa del genere umano al di fuori del continente africano, “ma si tenga conto – rileva Carrara – che, allo stato attuale delle conoscenze, la specie più antica del genere Homo è Homo habilis, comparso in Africa a partire da 2,4 milioni di anni fa”.

E non finisce qua, perché il ritrovamento georgiano è stato sorprendente, e si possono ammirare ben cinque crani, tutti molto diversi tra loro, trovati in un sito grande come una piccola piazzuola di dieci metri quadrati, conservati benissimo, e tutti rivelano la stessa datazione: stessa industria litica e fauna associata, si tratta di fossili incredibili.

Tra le sezioni della mostra

Tra le sezioni della mostra

Altro fossile, poi, molto importante per la suo peculiarità, è un cranio assai piccolo, ma che non apparteneva a un bambino. Scoperto nel 2004 in Indonesia, ha la capacità cranica di circa 300 centimetri cubici, la stessa dello scimpanzé, pur trattandosi di cranio umano di individuo che sapeva lavorare strumenti di pietra molto ben levigati. Assomiglia all’Homo erectus, ed è chiamato hobbit per i  suoi piedi grandi e la piccola statura, è sopravvissuto fino a 13.000 anni fa. Si trattava di un cacciatore di statura assai modesta, perché sulle isole gli animali si rimpiccioliscono: se non ci sono predatori conviene obbedire al principio evolutivo del risparmio energetico: lo conferma il fatto che in Sicilia sono stati ritrovati anche resti di elefanti nani, grandi come un cane. Dogma intelligenza direttamente proporzionale alla capacità cranica? Sfatato.

C’è poi una mummia egizia portata all’università di Padova nel 1836. Con la Tac duecento anni dopo si è potuto vedere che si trattava di un sacerdote egiziano ucciso con pugnale. Alla mummia manca il cervello e parte dell’intestino, ma (caso insolito) conserva il cuore.

“Per eseguire la stampa tridimensionale della testa di S.Antonio, la mandibola è stata associata alla reliquia della lingua del santo conservata mummificata, in onore del grande oratore. Mentre parte del cranio era conservata nell’arca.

“Nell’81 – prosegue Carrara – mediante un calco, un artista aveva già tentato una ricostruzione del volto

Sezione III “Volti dal passato”, dettaglio della mummia di sacerdote di età tolemaica; Museo di Antropologia, Università degli Studi di Padova

Sezione III “Volti dal passato”, dettaglio della mummia di sacerdote di età tolemaica; Museo di Antropologia, Università degli Studi di Padova

del santo, ma la nostra ricostruzione dimostra che il santo era un po’ gonfio, a causa dell’idropisia che lo ha fatto morire precocemente. Abbiamo poi assunto che potesse avere incarnato olivastro, in quanto di origine portoghese”.

Ma c’è anche un video del Petrarca che declama i propri versi; nonché la ricostruzione dei volti di diversi personaggi illustri, tra cui Giovanbattista Morgagni, padre dell’anatomia patologica moderna, i cui tratti somatici sono stati ottenuti grazie al busto conservato nel teatro anatomico a Palazzo Bo, che fu eseguito a soli due anni dalla morte dello scienziato.

“Il viso rivela se una persona è paurosa, coraggiosa, forte, vigliacca”, asserì Aristotele, e Leonardo e Michelangelo hanno seguito queste indicazioni; ma alla fine del XVIII secolo l’anatomista F.J. Gall nota che il cervello è formato da tanti “cervelli più piccoli”, ciascuno dei quali sarebbe, secondo lui, legato a diverse “attitudini”. Ecco la sua tesi: più è sviluppata una certa capacità più il cervello cresce e inducendo l’emergere di un bernoccolo. Nonostante l’ingenuità della teoria, si trattava comunque di una buona indicazione per iniziare lo studio topografico delle competenze del cervello, le quali solo oggi si possono correttamente studiare grazie alla risonanza magnetica funzionale.

Sezione III “Volti dal passato”, stampa 3D del viso della mummia di età tolemaica - Museo di Antropologia, Università degli Studi di Padova

Sezione III “Volti dal passato”, stampa 3D del viso della mummia di età tolemaica – Museo di Antropologia, Università degli Studi di Padova

Molto interessante anche la sezione della ricchissima mostra che espone documentazione su Cesare Lombroso, del quale molte affermazioni appaiono ingenue e superate, ma che ha comunque avuto il merito di essere il fondatore dell’antropologia criminale medica.

Ma, per tornare in tema dell’affermazione di Aristotele che riguarda la fisiognomica, “Facce” espone anche alcuni straordinari pezzi del “Museo internazionale della maschera Amleto e Donato Sartori” di Abano Terme, dove la visita potrà poi essere completata.

La maschera parte dallo studio di quei caratteri  espressivi sintomatici, i quali vengono fissati ed enfatizzati mediante caricatura, al fine di esprimere le caratteristiche morali salienti dei personaggi, che consolidano l’abitudine a una certa mimica.

La maschera è quindi statica, ma, a seconda dell’incidenza della luce sulle sue forme (che può essere gestita attraverso l’inclinazione del collo e del busto) si può ottenere, in alcuni casi, perfino un completo rovesciamento espressivo, inducendo gli spettatori a percepire valenze anche antitetiche, per esempio gioia in luogo di tristezza. Le maschere qui esposte sono state ottenute da bozzetti legati a Ruzzante, e alla commedia dell’arte, ma non sono che una piccolissima anticipazione di quelle che si possono ammirare ad Abano.

“Da quando l’evoluzione ha privato gli uomini del pelo sul volto, ottenendo l’opportunità comunicativa mimica, le culture di tutto il mondo hanno sfruttato la possibilità di enfatizzare in circostanze ben precise tale nuova opportunità comunicativa: con le maschere si entra in territori simbolici potentissimi, basti pensare ai riti funebri, sciamanici, o d’iniziazione” rileva Carrara.

Sezione III “Volti dal passato”, ricostruzione facciale forense del viso della mummia di età tolemaica - realizzato da Arc-team per “FACCE”

Sezione III “Volti dal passato”, ricostruzione facciale forense del viso della mummia di età tolemaica – realizzato da Arc-team per “FACCE”

Maschere, che hanno una storia complessa, come quella di Arlecchino, la cui origine è sconosciuta, ma nel 1200 in Europa Centrale si ha notizia di un certo Hellequin probabile traslitterazione di hell king, quindi re degli inferi. Era forse inizialmente un demone, che, nella notte di Halloween (quando morte e catarsi si mischiavano), guidava la masnada selvaggia. A Facce è rappresentato su cavalcatura demoniaca. Dante parla poi di Alichino, demone infernale furbetto… Essendo divenuto in seguito personaggio molto popolare, la chiesa ha pensato di intervenire con l’interdizione delle corna sulle maschere che rappresentava Alichino e gli altri demoni, rimarrà però un segno tipico: il piccolo tondo rosso sulla fronte simbolo del corno mozzato, strategia intelligentemente adottata dai guitti per non cedere completamente alla neotenizzazione simbolica imposta.

Ma i Sartori (Donato, essendo figlio d’arte ha sapientemente proseguito la ricerca di Amleto) hanno saputo proporre con successo il superamento di alcune tradizioni “cruschiste”, che avrebbero voluto congelare la morfologia delle maschere tradizionali. Così, molti bozzetti per realizzare le loro maschere sono stati prodotti aggirandosi anche tra i bassifondi padovani, dove hanno potuto incontrare le moderne versioni del ruffiano, della prostituta, dell’accattone, quali personaggi veri, per trasportare il loro “ruolo” direttamente a teatro.

Volti dal passato, stampa 3D del viso di Sant’Antonio - realizzato da Arc-team per FACCE –  Museo di Antropologia, Università degli Studi di Padova

Volti dal passato, stampa 3D del viso di Sant’Antonio – realizzato da Arc-team per FACCE –
Museo di Antropologia, Università degli Studi di Padova

Volti dal passato, stampa 3D del viso di Sant’Antonio - realizzato da Arc-team per FACCE –  Museo di Antropologia, Università degli Studi di Padova

Volti dal passato, stampa 3D del viso di Sant’Antonio – realizzato da Arc-team per FACCE –
Museo di Antropologia, Università degli Studi di Padova

Volti dal passato, riproduzione in vetrofania di S. Antonio che predica dal noce, opera di Girolamo Pittati - secolo sedicesimo

Volti dal passato, riproduzione in vetrofania di S. Antonio che predica dal noce, opera di Girolamo Pittati – secolo sedicesimo

Volti dal passato, raffigurazioni di Giovanbattista Morgagni

Volti dal passato, raffigurazioni di Giovanbattista Morgagni

Sezione IV “Lo specchio del viso”, La donna delinquente, la prostituta e la donna normale di C. Lombroso e G. Ferrero, 1893 - Biblioteca dell’Orto Botanico, Università degli Studi di Padova

Sezione IV “Lo specchio del viso”, La donna delinquente, la prostituta e la donna normale di C. Lombroso e G. Ferrero, 1893 – Biblioteca dell’Orto Botanico, Università degli Studi di Padova

Sezione IV “Lo specchio del viso”, Il Lavater portatile di J.K. Lavater, 1826 - Collezione Piovene

Sezione IV “Lo specchio del viso”, Il Lavater portatile di J.K. Lavater, 1826 – Collezione Piovene

Sezione IV “Lo specchio del viso”, L’uomo delinquente in rapporto all’antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria atlante di Cesare Lombroso, 1884 - Biblioteca dell’Orto Botanico, Università degli Studi di Pado

Sezione IV “Lo specchio del viso”, L’uomo delinquente in rapporto all’antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria atlante di Cesare Lombroso, 1884 – Biblioteca dell’Orto Botanico, Università degli Studi di Pado

Sezione quarta, Lo specchio del viso, De humana physiognomica di Giovanbattista della Porta, 1586 . Museo Internazionale della Maschera Amleto e Donato Sartori, Abano Terme – Padova

Sezione quarta, Lo specchio del viso, De humana physiognomica di Giovanbattista della Porta, 1586 . Museo Internazionale della Maschera Amleto e Donato Sartori, Abano Terme – Padova

Sezione IV “Lo specchio del viso”, frontespizio de Genio e follia di Cesare Lombroso, 1882 - Biblioteca dell’Orto Botanico, Università degli Studi di Padova

Sezione IV “Lo specchio del viso”, frontespizio de Genio e follia di Cesare Lombroso, 1882 – Biblioteca dell’Orto Botanico, Università degli Studi di Padova

Il curatore della mostra, Nicola Carrara

Il curatore della mostra, Nicola Carrara

Sezione III “Volti dal passato”, raffigurazioni di Francesco Petrarca

Sezione III “Volti dal passato”, raffigurazioni di Francesco Petrarca

Volti dal passato, ritratto di Francesco Petrarca, Altichiero da Zevio, 1376 circa

Volti dal passato, ritratto di Francesco Petrarca, Altichiero da Zevio, 1376 circa