Paolo Medici a Ca’ la Ghironda
a cura della redazione
Figure semplici, immediate, naturali, belle, misteriose, proprio come quelle delle giovani donne, che hanno prestato la loro immagine, consenzienti a svelare la propria anima all’intima attenzione dell’arte.
Con attenzione minuziosa ai particolari – tanto che sembra di trovarsi di fronte a volti vivi -, che tuttavia rifugge l’iperrealismo il quale, anche nelle opere migliori non manca di essere sfrontatamente “troppo fotografico”, e indubbiamente un po’ Kitsch, la mission dei pastelli su carta telata di Paolo Medici, è quella di rendere onore alla delicatezza dell’animo femminile delle sue modelle, assorte nella loro intensità, o con lo sguardo diretto agli occhi dell’artista, quando la loro personalità implica la provocante gentilezza della sfida muliebre.
Una quantità impressionante di opere, anzi, di presenze, delicate e luminose, le quali rivendicano i valori di quella parte di umanità contemporanea, rigorosamente appartenente all’universo femminile, che li possiede ancora intatti, e li custodirà sempre perfetti e adamantini, qualunque cosa possa succedere intorno, a difesa dell’intùito, e dei codici semantici delle emozioni, quali valenze culturali in cui si condensa la pregnanza dell’esistere.
Il 26 dicembre, a Ca’ la Ghironda, in occasione del vernissage d’inaugurazione della mostra, avvenuta immediatamente dopo il consueto concerto di S.Stefano, Francesco Martani non ha potuto fare a meno di rilevare, con la sua proverbiale sensibilità di clinico e umanista, la valenza epistemologica delle opere di Paolo Medici, che si è spinto fino all’esplorazione semeiotica del derma delle modelle, riportandone le peculiarità nella facies artistica a potenziamento dell’espressività psicodinamica.