Geografie dello sguardo
a cura della redazione
Per il secondo anno consecutivo il Duomo di Massa si conferma scenario di riferimento per esposizioni fotografiche di assoluta preminenza, proponendosi ormai quale crocevia sempre più significativo nella scena artistica internazionale. La Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli ha accolto con entusiasmo, mettendo a disposizione i prestigiosi spazi della cattedrale ed offrendo la propria preziosa collaborazione, la proposta formulata dal Centro Studi Milano ‘900 e promossa dall'”Associazione Culturale San Domenichino”, che ha chiesto ad un gruppo di fotografi selezionati insieme ad Area35 Art Gallery, di cimentarsi con la tematica dell’inclusione: ne è nato un ciclo, “Geografie dello sguardo. Per una nuova iconografia dell’inclusione”. La kermesse, sotto il patrocinio del Consiglio Regionale della Regione Toscana, verrà inaugurata dall’esposizione “Humanitas” di Paolo Topy Rossetto, vernissage l’8 aprile prossimo, vede la partecipazione di Alice Procopio in qualità di curatrice e prevede il succedersi di più eventi fino al termine dell’anno in corso.
Così Giacomo Bugliani, Presidente dell'”Associazione culturale San Domenichino”, ente organizzatore del Premio Letterario omonimo, e consigliere regionale “[…] un tema importante quello che sta dietro a questa mostra fotografica. Soprattutto in un momento delicato come quello che stiamo attraversando, in cui la questione dell’accoglienza è diventata una priorità quotidiana, che dobbiamo tenere al riparo dal vento cupo dei populismi e da ogni forma di intolleranza. “Inclusione” diventa quindi una parola chiave, lo strumento con cui lavorare nel quotidiano nella nostra società; ogni forma d’arte in questo senso assume un ruolo di primo piano per raccontarne ogni sfaccettatura e farla percepire a chi osserva. È bello inoltre che diverse realtà che animano la cultura sul nostro territorio facciano rete e si ritrovino unite con obiettivi comuni. Per questo il Premio San Domenichino vuol fare la propria parte nel promuovere e favorire iniziative di livello come questa”. Ed ancora Riccardo Fini, coordinatore del progetto “[…] inclusione è principio avente una profonda rilevanza nella società di oggi, sottoposta a fenomeni migratori impetuosi, caratterizzata da spaccature culturali che sembrano ampliarsi, da una forbice sempre più ampia tra coloro che socialmente ed economicamente risultano integrati e coloro che risultano esclusi, e nella quale la diversità, in qualsiasi forma vada sostanziandosi, tende ad essere percepita come debolezza o minus res rispetto ai paradigmi di riferimento a cui invece, secondo il comune sentire, essa dovrebbe assimilarsi. Inclusione è un concetto che anela a caratterizzarsi quale principio universale: tutti hanno il diritto ad essere inclusi, ovverossia ad essere accolti con le proprie diversità nel contesto nel quale sono chiamati a vivere, senza che ciò implichi necessariamente l’assimilazione ad un mainstream culturale che, in quanto propugnato dai più, risulterebbe di rango superiore, ma che, invece, in quanto espressione di uno specifico contesto storico, assume una rilevanza ontologica inferiore rispetto al principio guida”. Concetto, quest’ultimo, ripreso ed ampliato da Marco Marinacci, storico dell’arte e direttore generale del Centro Studi Milano ‘900 “[…] Il XX secolo ha visto come uno dei massimi problemi della teoria critica e sociale la riconciliazione tra persona e società. Così come pensatori quali Hans-Georg Gadamer, Emmanuel Levinas e Jacques Lacan introdurranno il concetto di “homo dialogicus”, il filosofo Jürgen Habermas estenderà la visione adorniana di un nuovo incontro tra natura e individuo, incentrando l’attenzione sulla qualità specifica dell’uomo: la sua identità dialogica. E sarà in particolare la svolta comunicativa di Habermas a mostrare in tal senso tutte le sue feconde potenzialità per rispondere alla possibilità della riconciliazione con il non identico, da intendere come alterità che raccoglie molti sensi. La mostra pensata con la Diocesi per la città di Massa intende oggi riflettere su questo tema ancora di stringente attualità, inaugurando il tema delle “Geografie dello sguardo. Per una nuova iconografia dell’inclusione”, intendendo lo sguardo e la capacità di vedere come il senso primo e privilegiato a muoversi nella direzione etica dell’inclusione.” Un’etica di cui la Diocesi si fa portavoce per bocca di Don Luca Franceschini, presidente del comitato scientifico che ha supportato l’iniziativa ed indirizzerà l’intero ciclo “[…] la Porta Santa del Giubileo della Misericordia è stata da poco chiusa. La Cappella delle Stimmate, battistero della nostra Cattedrale di Massa, ha accolto migliaia di pellegrini durante l’anno che papa Francesco ha voluto dedicato alla Misericordia, all’amore del Padre. A partire da questo stesso luogo si propone ora un itinerario culturale, visivo, artistico fatto di diverse mostre fotografiche unite tra loro da un tema: l’inclusione. Questa parola ci riporta proprio alla conclusione del Giubileo; nell’ultima udienza giubilare papa Francesco ha detto: “vorrei presentare un aspetto importante della misericordia: l’inclusione. Dio infatti, nel suo disegno d’amore, non vuole escludere nessuno, ma vuole includere tutti. E noi cristiani siamo invitati a usare lo stesso criterio: la misericordia è quel modo di agire, quello stile, con cui cerchiamo di includere nella nostra vita gli altri, evitando di chiuderci in noi stessi e nelle nostre sicurezze egoistiche. Questo aspetto della misericordia, l’inclusione, si manifesta nello spalancare le braccia per accogliere senza escludere; senza classificare gli altri in base alla condizione sociale, alla lingua, alla razza, alla cultura, alla religione: davanti a noi c’è soltanto una persona da amare come la ama Dio.” Il tema “inclusione” e le parole del Papa ci aiutano a collegare l’anno in corso con l’originalità di quello che è passato, le immagini proposte nelle mostre con i luoghi in cui vengono collocate: il battistero come luogo di accoglienza di quanti cercano la Vita; il sepolcreto come meditazione nel silenzio dell’attesa della Risurrezione; il chiostro come cammino nell’invisibile mondo dello Spirito; il refettorio come luogo della fraternità e della condivisione. Questo intenso itinerario artistico potrà così far sperimentare l’inclusione come rifiuto della “cultura dello scarto”, apertura al dialogo, superamento dei pregiudizi, ricerca di ciò che è oltre il visibile, rispetto del mistero dell’Altro”. Uno sforzo importante ed una responsabilità rilevante quella di Giacomo Marco Valerio, deus ex machina di Area 35 Art Gallery “[…] è un onore per la galleria Area35 di Milano essere stata chiamata ad indicare gli artisti della kermesse in oggetto. Un tema di profondo spessore sociale, oggi, e di grande interesse che impone rigorose scelte di qualità delle opere e di capacità degli artisti. La selezione, di ampio respiro internazionale, è contraddistinta da una ricerca rigorosa delle poetiche che si scandiscono in serie limitate e raffinate, un susseguirsi di temi presentati con qualità e maturità che ben contraddistinguono la risoluzione del tema scelto. Francia, Italia e Giappone, ogni artista porterà alla luce la sua risposta al tema sociale dell’inclusione attraverso la fotografia, un medium che oggi è entrato nel linguaggio della moltitudine, ma che, con la sua lunga vita e storia, presenta molteplici sfaccettature e forme, dalla pellicola al digitale, dalla tradizionale camera oscura alla varietà interpretativa della camera chiara, l’odierna “light room”. La varietà delle risposte e le diverse affinità elettive degli artisti sono un’efficace mimesi del tema affrontato; tutte quante concorrono a formare un cammino espositivo ricco ed eterogeneo, un’esperienza formativa di spessore e un’occasione per comprendere il ruolo della fotografia come strumento per l’arte.