“La huella del halcòn blanco” (L’impronta del falco bianco)
Riccardo Panigada
Tempo e Arte ha incontrato Susana Fernàndez Gabaldòn, archeologa e scrittrice madrilena di successo tra i giovani del mondo ispanico (ma anche tra gli studenti di spagnolo europei). La sua cultura storica, la sua sensibilità psicologica e sociale e la sua fecondissima immaginazione fanno di lei un’autrice di un genere letterario di cui l’Italia è orfana…
Nell’attesa che vengano tradotti anche in italiano, i suoi libri (che l’autrice dice di aver pensato per un pubblico giovanile, ma che in realtà sono fruibilissimi e interessanti anche per gli adulti) rappresentano già da ora un’ottima opportunità per chi desideri imparare lo spagnolo col piacere della scoperta di trame avvincenti, narrate in una lingua castigliana scorrevole quanto colta ed elegante.
Purtroppo devo iniziare a ricordare una mia triste storia reale… quando avevo solo ventotto anni e mio marito trenta, ho dovuto confrontarmi con la morte della persona che più amavo: il cancro mi portò via Fernando in pochissimo tempo. Rimasi totalmente soffocata per la sua perdita e la verità è che ne soffro tuttora a distanza di molti anni.
Si è trattato di un evento per me talmente doloroso, che interiormente mi devasta ancora, e che ha deprivato lungamente la mia vita di ogni prospettiva normalmente possibile. Quando comunque col passare del tempo le acque del dolore hanno iniziato a ritirarsi un poco, pur essendo una ricercatrice archeologica, la cui abituale attività consisteva nel comporre articoli specialistici, mi ritrovai a scrivere soltanto lettere d’amore al mio caro marito scomparso, il cui contenuto speravo gli potesse giungere in qualche modo… erano lettere che contenevano anche alcuni miei piccoli acquarelli, acquarelli di pianto, e sono lettere che ancora conservo.
Fu in quello il momento in cui iniziai a scrivere anche un racconto: scrivendo lettere a Fernando (anche lui era archeologo), mi venne l’ispirazione di scrivere il mio primo racconto archeologico per ragazzi “Màs alla de las tres dunas” (Oltre alle tre dune), che ottenne un grande successo in tutto il mondo ispanico. Tale esito mi spinse a continuare a inventare storie, anche se non avevo mai pensato di diventare una scrittrice, e mi parve paradossale dovermi ricordare che era invece mio marito che sentiva di poter diventare uno scrittore, ma che fatalmente non ebbe tempo sufficiente davanti a sé… mi è sembrato allora di aver ereditato da lui in forma immateriale la sua aspirazione, insomma, era come se Fernando, andandosene, mi avesse fecondato col seme della creazione letteraria.
La cosa curiosa è che, iniziando a scrivere, mi dedicai allo studio dell’archeologia egizia, che non avevo mai prima frequentato, e che diventò per me stimolo ulteriore, scoprendone profondamente il fascino misterico. Inoltre devo dire che se ho iniziato a scrivere racconti con puntuali riferimenti storici, sono debitrice anche al Principe Miguel de Grecia, che con il suo meraviglioso libro “La noche del serrallo” ispirato alle vicende straordinarie di una vita reale, mi ha ulteriormente convinto a dedicarmi alla scrittura di racconti storici. Ma, per quanto riguarda l’aspetto immaginifico e creativo dello scrittore di racconti, non posso tacere anche del fascino che Giulio Verne esercitò su di me durante la mia infanzia.
Il passaggio dal mio lavoro di ricercatrice archeologica a scrittrice di racconti storici per ragazzi avvenne quindi per l’attivazione di diversi principi germinativi, che tacitamente risiedevano in me, ma che ho iniziato a seguire per una sorta di fatidica intuizione…
E’ comunque certo che la mia formazione storico-accademica ha determinato la necessità di ricercare sempre tutte le fonti storiche documentali originali esistenti ovunque esse si trovassero, per armonizzare la mia fantasia, che mi faceva immaginare vicende di vite private, alla descrizione di un contesto storico-sociologico perfettamente coerente con la realtà del passato, e scientificamente attendibile. La realtà dei fatti storici però deve sempre trasparire dai miei racconti in modo naturale attraverso la narrazione, senza interrompere la piacevolezza della lettura con passi di stile tendente allo specialistico.
Non posso comunque mai dire di essere pienamente appagata della mia attività di scrittrice… ma incontrai una volta a una sua mostra il pittore Antonio Lopez, e rimasi colpita dal fatto che continuasse a ritoccare i suoi stessi quadri già esposti in galleria. Tale evento mi fece comprendere che la mia continua insoddisfazione per quanto di volta in volta esce dalla tastiera del mio computer è semplicemente un fatto naturale di chiunque si dedichi a un’attività creativa… anche se a un certo punto bisogna ben decidersi di dare alle stampe, e rimandare le proprie aspirazioni di perfezione al racconto successivo.
E così è da poco uscito il mio racconto “La huella del halcòn blanco” (L’impronta del falco bianco), che tratta delle vicende del giovane Miguel, un marinaio, il quale, rimasto vittima di un naufragio nei pressi di Majorca, si ritrova ad essere totalmente amnesico a causa del trauma. Il racconto è ambientato nella primavera del 1666, ed è ispirato a una sorta di “realismo magico”… gli ingredienti sono la missione navale segreta “Clessidra”; un falco ammaestrato alla cattura di colombi messaggeri; il più sofisticato assassino che si possa immaginare, e una “forza fantasma” che cela un terribile segreto…
Ma Susana Fernàndez Gabaldòn ha già in programma di dare alle stampe anche un altro racconto uscito dalla sua determinazione di affrontare una sfida totalmente nuova rispetto alla sua solita attività di scrittrice, che la vedeva impegnata a immaginare racconti orientati a lettori di giovane età. Il prossimo suo libro (“La memoria del alma”), sempre improntato al genere del racconto storico, e ambientato negli anni della rivoluzione francese, con ingredienti romantici e di sapore paranormale, sarà infatti rivolto prevalentemente a lettori adulti.
Non basta ancora: in contemporanea la fecondissima Susana, non abbandonando il genere del racconto giovanile sta progettando anche un altro libro ambientato questa volta sulle rive del Piave, nell’Italia occupata dagli Austriaci durante la prima Grande guerra. Anche in questo caso segreti, ed enigmi da risolvere sottenderanno al filo conduttore del racconto che fino al termine terrà i giovani (ma certamente anche gli eventuali meno giovani) lettori col fiato sospeso.
Nota biografica dell’autrice
Susana Fernàndez Gabaldòn
Laureata in Preistoria e Archeologia presso l’Università Autonoma di Madrid, ha lavorato per tredici anni come ricercatrice, direttrice degli scavi e coordinatrice di mostre archeologiche (Museo Archeologico Nazionale, Europalia 85/Belgio), nonché come coordinatrice degli Accordi internazionali tra le università (Office of RR. II. Of the Autonomous University of Madrid-UAM Foundation). È stata inoltre coordinatrice di programmi e attività di protezione del patrimonio archeologico (Ministero della Cultura, Madrid) nel quadro di numerose organizzazioni internazionali (Comunità Europea, Consiglio d’Europa e Unesco). È autrice di oltre venti articoli scientifici sull’archeologia ispano-musulmana, pubblicati in varie riviste e congressi specializzati a livello nazionale.
La pubblicazione del suo primo romanzo per ragazzi, Más allá de las tres dunas (Casals, 1998 / Bamboo, 2005), che ha ottenuto ben ventidue edizioni, è stata la porta di accesso a un mondo fino a quel momento per lei inesplorato: la produzione letteraria orientata alle giovani generazioni. Da allora non ha smesso di creare: Caravansarai (Casals, 2000), Pesadillas de colores/Malsons de colors (Casals, 2002), La torre de los Mil Tiempos (Casals, 2001), A mil años luz de Alfa Centauro (Edimater, 2010) y El pescador de esponjas (Bambú, 2015).
Ha pubblicato otto titoli, inclusi i tre appartenenti a una stessa trilogia: Más allá de las tres dunas, Las catorce momias de Bakrí (Bambú, 2006) e Rumbo a Thuban (Edimater, 2012).