ALESSANDRO BUSCI – il colore

video di Michele Piovesan - nota critica mm

 

Il confronto con la ricerca di Alessandro Busci mi espone all’imponderabile rischio della prospettiva critica distorta, in quanto, la mia, sconfina inesorabilmente nel personale, ma, soprattutto, si presenta in un’imprecisata ambiguità tra un indistinto – e indecifrabile – orizzonte alieno, e un mondo intimo e originario.

Alieno perché, per entrare “nello spazio cosmico-urbanistico” dei suoi dipinti, come lo definì Alessandro Mendini, bisogna armarsi di “maschera per l’ossigeno, abiti adatti al gelo o al torrido, creme forza trenta per labbra e pelle, soprascarpe antisdrucciolo, guanti di amianto (non si sa mai capitasse di toccare qualche metallo), pile, occhiali ad alta protezione”.¹

Intimo perché i maestri sono, a distanza di qualche anno, gli stessi: di Mendini abbiamo respirato l’aura che aleggia in facoltà, quella di un canone non scritto, ma sentito fin nelle corde più profonde, che alle ricerche origamiche delle piastrelle di Ponti contrappone la semplicità del mosaico dalla forma pura (o archetipica: la poltrona Proust è una poltrona. È una poltrona, esattamente come la rosa di Gertrude Stein, e, cambiando di dimensione, rimane magicamente sempre una poltrona, solo per utenti di mondi e dimensioni diversi, giganti o gnomi, che, come ci ricorda Bernardo di Chartres, sono coloro che conducono innanzi l’umanità). E poi Corrado Levi, che, con la forza sorgiva di chi rompe le dighe del pensiero precostituito, ha portato un fiume in piena al mulino delle idee degli studenti di Architettura. E infine l’incontro con Flavio Caroli, un battesimo del fuoco che ha aperto a entrambi i più inattesi scenari.

Così, quando Alessandro parla di “stessa forma e diverso colore”, la mente evoca immediatamente l’immagine delle piastrelline Bisazza, tra i tanti oggetti magici che appaiono misteriosamente nel caleidoscopio dell’Atelier Mendini. Allo stesso modo “La perfezione della tradizione del design” è quella del “canone mendiniano”, che “si appoggia all’irregolarità imperfetta della lastra d’acciaio Cor-ten”.

E’ allora che l’immagine di Alessandro Busci intesse un rapporto arcano e intimo col colore. E’ allora che compaiono “angoli di bellezza inaspettata”, derivanti da quella potenza creativa coraggiosa, derivante in larga misura dalla lezione di Levi. Si deve infatti parlare di coraggio, nel sostenere il peso dell’inquietudine e dell’attesa, che trova spazio negli aeroporti o nei cieli tellurici, forse la più autentica cifra poetica della pittura di Busci.

L’altra, quella di un canone orientale, maturato attraverso la meditata sintesi appresa dalla costante collaborazione con Mendini, raffinato attraverso una scrupolosa attenzione allo studio dell’oggetto, di cui la lastra cor-ten è derivato essenziale (materiale-forma-colore inscindibilmente uniti), intessuto di “lavoro calligrafico e gesto veloce” (derivanti incontestabilmente dai principi dello Zen e del Tao), scorporato dallo spazio osmotico creato dalla prospettiva occidentale attraverso l’uso del negativo e riamalgamato – verrebbe quasi da dire “riaggrappato” – allo sfondo per forza di memoria (cui collaborano “il colore perfetto, liscio, lucido delle lacche giapponesi” e “la scrittura dell’ideogramma che lascia un segno unico e irripetibile”), che trova forma nel viaggio.

Questo l’esito della pittura di smalto di Busci: un viaggio che ci porta, come le sue letture, da Bacon a Hopper, a Cezanne, Picasso, Schiele, Malevic, fino all’Ukiyo-e; (nello scaffale sotto, quasi a reggere tutto, Oriente-Occidente di Caroli), attraverso i colori visionari di Nicolas de Staël, sulle note di John Cage.

Note: 1 Alessandro Mendini, Smoking, in COR-TEN Alessandro Busci, catalogo della mostra, Mondadori Electa, Milano, 2008, p.141

Nota biografica

Alessandro Busci, pittore e architetto, nasce nel 1971 a Milano, dove ancora oggi vive e lavora. Laureatosi presso il Politecnico del capoluogo lombardo con una tesi in Storia dell’Arte (di cui è stato
relatore Flavio Caroli) viene subito invitato alla 36a edizione del Premio Suzzara.

La sua ricerca pittorica si caratterizza per una costante sperimentazione di
tecniche e supporti non convenzionali – smalti e acidi su acciaio, ferro, rame
e alluminio – mediante la quale vengono indagate le potenzialità dello scambio fra le tradizioni
iconografiche occidentali e quelle orientali.

Espone dal 1996, e, sue personali, sono state allestite a Milano, Roma, Brescia,
Torino, Londra, Bordeaux, Madrid, Bilbao, San Francisco.

Dal 1997 collabora con l’Atelier Mendini, dove partecipa a vari progetti di
architettura, decorazione, e allestimento, tra cui la mostra itinerante di
Telefono Azzurro. Firma inoltre i Wall-art di diversi Swatch Store in Italia e all’
estero.

Nel 1999, a Venezia, si aggiudica il primo premio del concorso “La Fenice
et des artistes”. Nello stesso anno è presentato da Flavio Caroli nella personale
“Acqua sporca. Luce marrone. Luce.” presso la Galleria Antonia Jannone, cui segue,
nel 2002, “Steel Life”. Nel 2003 presenta a Londra una personale presso il London
Spazio Poltrona Frau, mentre, nel 2004, viene invitato alla XIV Esposizione
Quadriennale d’Arte (Anteprima Torino); e risulta tra i finalisti della V edizione
del Premio Cairo Communication, in mostra presso il Palazzo della Permanente di
Milano.

Nel 2007 “Italian Factory” organizza un doppio progetto espositivo, nella
sede dell’”Istituto Italiano di Cultura” a Madrid, e presso l’”Istituto dei Ciechi”
di Milano: nell’occasione viene presentata una monografia dedicata ai primi dieci
anni di lavoro di Busci, edita da Skira. Nello stesso anno partecipa a “The New Italian Art Scene”,
progetto collettivo ospitato dal “Taipei Fine Arts Museum” a Taiwan, e alla
mostra “Arte italiana 1968-2007”. Nonché a “Pittura”, ideata da Vittorio Sgarbi, a Palazzo
Reale, Milano.

Nel 2008 la sua “Personale 8” alla “Mark Wolfe Gallery” di San
Francisco. E, ancora, nello stesso anno a Torino, in concomitanza con “T2 Triennale d’Arte
Contemporanea” presenta “Cor-Ten”, un progetto espositivo che comprende 50 nuove
opere di grande formato su ferro, che raccontano gli spazi della città
contemporanea. Per l’occasione Electa presenta la nuova monografia dell’
artista.

Nel 2009 il progetto “Cor-Ten” prosegue alla “First Gallery” di Roma; mentre, nel 2010 “Cathay Pacific”, in occasione del “China Trade Award”, l’Autore presenta alla
Triennale di Milano il volume “Alessandro Busci, Airports”. E dello stesso anno è la
doppia partecipazione alla Biennale di Venezia, nei padiglioni cubano e 
italiano.

Infine (novembre 2012 – marzo 2013) espone presso il Maga di Gallarate con Omar Galliani, nella  mostra appositamente ideata e curata da Flavio Caroli.